Lo sviluppo del linguaggio è un processo variabile: ogni bambino ha un ritmo individuale, che segue i propri tempi e le proprie capacità. Tuttavia, bisogna raggiungere determinate tappe, indispensabili per un buon sviluppo delle competenze comunicativo – linguistiche.
Quali sono le fasi dello sviluppo del linguaggio?
Inizialmente il bambino si avvale di una comunicazione non intenzionale, fatta di segnali comunicativi, come sorriso, pianto e produzione di vocali.
Dai 3 ai 6 mesi il bambino acquisisce la capacità di seguire lo sguardo e condividere gli stati affettivi. Sviluppando il sorriso sociale, ovvero l’abilità di rispondere al sorriso dell’adulto. A quest’età sono prodotti i primi vocalizzi, costituiti principalmente dalle vocali A ed E. La produzione di vocalizzi aumenta quando l’adulto parla con il bambino, e la voce materna è lo stimolo più efficace rispetto ad altre voci.
Verso i 5 – 6 mesi inizia il periodo di lallazione, cioè la ripetizione di sillabe, prima composte dalla stessa consonante (ba – ba – ba, ma – ma – ma), poi da consonanti diverse (ba – ma – la).
Con la lallazione l’attività vocale del bambino diventa intenzionale, stabilendo una prima forma di comunicazione con l’ambiente: i bambini con una lallazione più ricca, sviluppano un lessico più ampio.
A questa fase si associano i primi gesti comunicativi. Muovere la testa per dire “no”, indicare per mostrare o richiedere, prime routines gestuali, come fare “ciao” con la mano, o “mandare un bacio”, nonché la comprensione di parole strettamente legata al contesto, e all’intonazione.
Verso i 12 mesi, quando inizia a camminare, il bambino esplora e sperimenta sempre di più l’ambiente circostante. Esprimendosi con la mimica associata a grida, versi, suoni variati e parole di senso compiuto.
Dalle prime parole all’esplosione del vocabolario: 12 – 18 mesi
A 12 mesi il bambino anticipa le prime parole con il gesto rappresentativo, ovvero un gesto che rappresenta simbolicamente un oggetto o un’azione, come, per esempio, il gesto di fare la nanna o del bere.
Vengono prodotte circa 10 parole, legate a persone e oggetti familiari, o ad attività, e comprese brevi frasi e ordini semplici. L’adulto non viene considerato solo come un mezzo per ottenere ciò che desidera, ma un soggetto con cui comunicare.
A 18 mesi il bambino produce circa 50 parole, da questo momento comincia l’esplosione del vocabolario. Il bambino diventa consapevole che a ogni parola corrisponde un oggetto e che, attraverso il linguaggio, può agire sul mondo che lo circonda. L’apprendimento di nuove parole diventa sempre più veloce ed esse acquisiscono il significato di vere e proprie frasi (per esempio dice “acqua” per comunicare che vuole bere).
Lo sviluppo della frase tra i 18 e i 36 mesi
Tra i 18 e i 24 mesi il bambino può produrre fino a 150/200 parole. A quest’età compare la prima forma di frase, definita linguaggio telegrafico, caratterizzata dalla combinazione di due parole senza articoli, congiunzioni o forme verbali complesse (per esempio: mamma pappa).
Dai 24 mesi il bambino ha un vocabolario di circa 500 parole, tra cui verbi e aggettivi. Questo gli permette di produrre frasi semplici, formate da soggetto e verbo.
Dai 30 ai 36 mesi, il bambino utilizza stabilmente parole con funzione grammaticale. Come articoli, preposizioni e pronomi e acquisisce progressivamente tutti i suoni della lingua italiana, arrivando a completare l’intero inventario fonetico entro i 6 anni.
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Sviluppo del linguaggio: quando preoccuparsi?
I segni principali che riconducono a un possibile ritardo del linguaggio, o a un disturbo specifico del linguaggio, sono: un lessico molto povero a 24 mesi, inferiore cioè alle 50 parole e l’assenza di frasi composte da due parole a 30 mesi. In questi casi è bene rivolgersi al pediatra, segnalando la situazione. Sarà, poi, il medico a prescrivere una valutazione da parte del Logopedista o del Neuropsichiatra Infantile.