Metaverso è una delle parole più usate degli ultimi mesi. Soggetto quasi sconosciuto fino alla fine dell’anno scorso quando Mark Zuckerberg decise di cambiare il nome di Facebook in Meta. Come prima reazione ci fu una clamorosa impennata del valore di tutti i token virtuali che si usano nel metaverso come Sandbox, AXIE e Decentraland. Questi sono tutti giochi che spostano miliardi di dollari nel metaverso. Dopo una prima fase per cosi dire da nerd, il metaverso ha attirato sempre più l’attenzione facendo il suo ingresso anche in diverse università come laboratori di ricerca.
Cos’è il metaverso?
È una tipologia di internet in 3D, non più uno schermo ma è il mondo virtuale che attraverso le sue peculiarità riesce ad essere più immersivo dove l’utente potrà svolgere tutte quelle azioni come se fosse nella vita reale. Un mondo parallelo dove poter fare scelte di vita diverse o cogliere opportunità stando semplicemente dentro casa. Il metaverso è un universo virtuale in espansione ed è accessibile usando quasi tutti gli strumenti informatici presenti in commercio. Si può entrare nel metaverso attraverso gli smartphone, le diverse console di videogiochi, pc fissi e portatili. Per rendere l’esperienza avvolgente si può accedere nel metaverso usando dispositivi per la realtà virtuale e per la realtà aumentata, sembrerà come di essersi teletrasportati. Se volete darvi una cultura su questa tipologia di universo vi consigliamo di recuperare il film del 2018 Ready Player One. La cosa vi sembrerà più reale del previsto.
Perché le università stanno investendo nella ricerca sul metaverso
Le università si sa sono il posto dove il futuro arriva prima, è stato cosi per i per le prime scoperte nel corso dei secoli, è stato cosi per i ritrovati tecnologici derivati dall’esplorazione spaziale. Nel prossimo futuro probabilmente sarà così anche per la nuova frontiera del metaverso. L’obbiettivo è quello di sviluppare un tipo di integrazione ancora migliora fra uomo e macchina.
Il metaverso fa il suo ingresso all’università di Milano Bicocca
Proprio in virtù di questi sviluppi, uno fra i primi atenei a far convogliare risorse sul metaverso è stata l’università Bicocca di Milano. Il dipartimento di Psicologia ha sviluppato e inaugurato dei nuovi ambienti di ricerca, Il MIBTec e il BICApp. Le due strutture sono altamente sviluppate per studiare tutti i possibili sviluppi e miglioramenti delle interazioni fra macchina e uomo. All’interno del MIBTec ci sono tutti quegli strumenti per effettuare una ricerca settoriale di qualità ovvero visori per la realtà virtuale e aumentata, ambienti per simulare la realtà virtuale immersiva, proiettori olografici e strumenti per dare all’utente vere e proprie sensazioni tattili dell’oggetto che sta usando nel metaverso. Il laboratorio BICApp si occuperà invece dello studio di potenziali tecnologie per migliorare l’interazione umana con tutti gli strumenti del metaverso attraverso sistemi indossabili e/o mobili.
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Secondo i più nobili traguardi della ricerca anche questa sarà incentrata sullo sviluppo di tecnologie alla portata di tutti per migliorare la vita e il benessere psicologico delle persone che ne faranno uso. Questi due centri di studio stanno progettando innovazioni per la ricerca e per l’impresa.